Care Mamme Svaligiate,
siamo tra donne di mondo, sappiamo bene come vada la vita;
tutte noi sappiamo quale sia il momento più triste e difficile che si possa presentare nell'esistenza di un essere umano: lutto? Rottura di un rapporto? Fine di un amore? Rallentamento del metabolismo basale? Comparsa dei primi peli bianchi dove sognamo di non averne?
No!
La tragedia vera è il rientro da un viaggio!
Lo sappiamo tutte!
Non fingiamo non sia devastante; non cerchiamo di convincerci che non sia così tremendo:
è un'oscenità, è una bruttura, è un'inaccettabile indecenza che non ci sia concesso vivere 365 giorni l'anno con il sedere a mollo nelle acque di Rarotonga, senza doverci manco preoccupare della cena, visto che gruppi di aragoste suicide vorrebbero gettarsi ai nostri piedi, sulla battigia, implorando la cottura e la conseguente ciucciata delle chele.
È uno schifo, lo so, e non mi so dare una spiegazione...
so solo che le cose non vanno come dovrebbero andare, perciò ci tocca sottostare al giogo crudele del rientro a casa dalle ferie.
La vita è ingiusta, lo so!Lo so! Lo so!
Come so che la parte peggiore del rientro tra le mura domestiche non è il frigo più vuoto della testa del paroliere di Ravazzi, né la polvere sui mobili alta come un duenne anche se siamo state via solo 3 giorni, e neppure il pavimento con più impronte che nel Serengeti durante la migrazione degli gnu.
Il peggio giunge nel momento in cui apriamo le valigie e scopriamo che la peste bubbonica risiede tra i nostri pedalini sudati e ha viaggiato con noi, nel nostro bagaglio a mano, con buona pace delle compagnie aeree low cost.
Così inizia la nostra 'via dolorosa', le cui stazioni sono:
- affrontare le nostre più ancestrali paure e decidere di aprire la cerniera del trolley dell'orrore
- non farsi sopraffare dall'odore di fegato alla veneziana e broccolo bollito che eromperà inesorabile dal suddetto trolley
- afferrare, con fare maschio e indomito, le coppie (misteriosamente spaiate) di calzini, le mutande e le magliette che tenteranno la fuga e gettarle nel buco nero dell'oblò della lavatrice
- attendere pazienti che il ciclo a 90°, programma 'Power Rangers" termini
- lanciar tutto in asciugatrice, programma "Alito di Drago di Daenerys Targaryen, incazzato"
- estrarre i panni, piegarli con amorevole cura e riporli nella casa di Malibù di Barbie, perché intanto nulla sarà mai più indossabile, manco per Ken, che già risulterà troppo in carne: solo le tragiche Barbie Fashionistas potranno infilarsi quelle robe lì.
Ecco.
Io quello che potevo dirvi ve l'ho detto: andate in pace e che la mutanda di carta monouso sia sempre con voi!
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No!
La tragedia vera è il rientro da un viaggio!
Lo sappiamo tutte!
Non fingiamo non sia devastante; non cerchiamo di convincerci che non sia così tremendo:
è un'oscenità, è una bruttura, è un'inaccettabile indecenza che non ci sia concesso vivere 365 giorni l'anno con il sedere a mollo nelle acque di Rarotonga, senza doverci manco preoccupare della cena, visto che gruppi di aragoste suicide vorrebbero gettarsi ai nostri piedi, sulla battigia, implorando la cottura e la conseguente ciucciata delle chele.
È uno schifo, lo so, e non mi so dare una spiegazione...
so solo che le cose non vanno come dovrebbero andare, perciò ci tocca sottostare al giogo crudele del rientro a casa dalle ferie.
La vita è ingiusta, lo so!Lo so! Lo so!
Come so che la parte peggiore del rientro tra le mura domestiche non è il frigo più vuoto della testa del paroliere di Ravazzi, né la polvere sui mobili alta come un duenne anche se siamo state via solo 3 giorni, e neppure il pavimento con più impronte che nel Serengeti durante la migrazione degli gnu.
Il peggio giunge nel momento in cui apriamo le valigie e scopriamo che la peste bubbonica risiede tra i nostri pedalini sudati e ha viaggiato con noi, nel nostro bagaglio a mano, con buona pace delle compagnie aeree low cost.
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- affrontare le nostre più ancestrali paure e decidere di aprire la cerniera del trolley dell'orrore
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